08 agosto 2013

Prove tecniche per un prossimo laboratorio: le sagome

Prendi una bella mattina d'agosto, un parco ombroso con il prato appena tagliato, un gruppo di amiche - grandi e piccine - con la voglia di giocare, fogli di carta da pacchi e colori di ogni tipo. Ecco gli ingredienti perfetti per sperimentare un laboratorio e prendere utili appunti.
L'idea è stata quella di lavorare sulle nostre sagome, tracciarle e poi riempirle in piena libertà.




Il laboratorio delle sagome mi ha sempre incuriosito ed è mia intenzione proporlo tra quelli della prossima stagione, ma prima di farlo dovevo provarlo, come sempre, in prima persona e osservare in particolare le reazioni spontanee dei bambini.
L'interno della sagoma dovrebbe essere il luogo dove esprimersi in piena libertà con i colori e le varie tecniche, dove inserire i propri sogni, segreti, le proprie emozioni, le parole più belle o le paure, ma riuscirci è così semplice come sembra? NO, affatto.




Osservazioni sul campo:

- farsi tracciare la sagoma e vedere, poi, com'è venuta è molto divertente
- la paura del foglio bianco, in questo caso della sagoma bianca, fa capolino sia nei bambini (quelli presenti avevano tra i 7 e i 10 anni) che negli adulti ed è il primo ostacolo da superare
- i bambini tendono per prima cosa a disegnare i vestiti, anche se la sollecitazione è quella di sperimentare e di lasciarsi andare con la fantasia. Più la richiesta è diretta più la reazione è di blocco e si ricorre a ciò che è più sicuro (i vestiti). E' evidente la paura di sbagliare e di non essere all'altezza delle aspettative. La prima frase pronunciata è stata: "Non so cosa fare"
- i bambini sono curiosi dei disegni altrui e delle tecniche che vedono usare e spesso ne prendono spunto chiedendo ulteriori informazioni, per questo per indurli a sperimentare, più che spiegare come si fa, è meglio mostrarglielo lavorando, se necessario fingendo di non rivolgersi a loro.
- gli adulti si immergono completamente nel lavoro
- per quanto mi riguarda, inizialmente ho dovuto combattere con il mio senso estetico. Non volevo fare un disegno bello, pensato, ma liberatorio
- nessuno di noi ha usato parole o lettere o disegni realistici (tranne i vestiti, tracciati solo dai bambini).


 




 Appunti :
- il laboratorio delle sagome è ottimo per adulti e bambini, serve a lasciarsi andare e a sbloccarsi. Ci siamo devertite tutte e molto
- più materiali e colori si hanno a disposizione e meglio è
- una volta a casa mi sono venute mille nuove idee su come riempire la mia sagoma
- il laboratorio andrebbe ripetuto più volte a distanza di tempo, penso aiuterebbe il processo creativo
- i bambini si trovano spesso in difficoltà  di fronte a richieste dirette di raccontare sè stessi, inoltre molti sono insicuri e la paura di sbagliare li blocca, per questo prima di proporre le sagome, credo bisognerebbe tenere una serie di laboratori di sperimentazione, suggeriti dall'esperienza di Munari, come quello dei punti, delle linee, dei colori, delle texture, ecc. Laboratori che li aiutino ad acquisire nuovi mezzi espressivi per comunicare, anche solo con semplici segni astratti, la loro emotività.
- la prossima volta prima di iniziare proveremo a sederci ognuno dentro la nostra sagoma, a occhi chiusi, cercando di visualizzare colori, segni, parole, ecc.
- con i bambini si potrebbe anche usare una favola introduttiva o una "formula magica", scaccia paure, seguita magari da un bel salto a piè pari dentro al disegno (Mary Poppins insegna).





Al momento gli appunti sul laboratorio delle sagome terminano qui, non escludo di ampliarli prossimamente. I miei laboratori sono in continuo divenire. Se avete riflessioni, esperienze o suggerimenti da condividere sarò molto felice di leggerli e pubblicarli.



Le foto di questo post sono di Mimmi Moretti.

21 giugno 2013

The Philarmonic Gets Dressed di Karla Kuskin, illustrato da Marc Simont

"E' venerdì sera. Il cielo si fa sempre più scuro e qua e là, nella città, 105 persone si stanno preparando per andare al lavoro". Così inizia il divertente The Philarmonic Gets Dressed  di Karla Kuskin, illustrato da Marc Simont, Harper and Collins edizioni (prima uscita nel 1982). Mai pubblicato in Italia.




Ho trovato questo libro nella libreria della Metropolitan Opera House di New York e immersa in quella cornice così sfarzosa e imponente, piena di luci e colori, popolata da eleganti abiti da sera, l'idea della Kuskin di "sdrammatizzare" il tutto descrivendo la preparazione dei musicisti prima di un grande concerto, mi è sembrata perfetta per introdurre i bambini al mondo della musica classica.





Le belle e particolareggiate illustrazioni di Simont permettono di curiosare nell'intimità dei 105 membri dell'orchestra filarmonica, con sguardo ironico e leggero: c'è chi è troppo grosso e fatica ad infilarsi i mutandoni, chi canta nella vasca da bagno, chi ha solo calzini spaiati, chi non riesce a mettersi dritto il papillon, ecc.




Fra tutti, poi, ce n'è uno vanitosissimo e non è difficile indovinare chi possa essere.





Finita la preparazione arriva il momento di salutare mariti, mogli, figli, cani e gatti e recarsi al lavoro, ognuno come può.





Una volta raggiunto il teatro e saliti sul palco, però, tutto diventa magico perchè queste persone fanno uno dei lavori più belli al mondo: suonare insieme magnificamente.



14 giugno 2013

Opere Oscillanti e Corone: due miei laboratori a conclusione della stagione

Questa stagione dei miei laboratori si è conclusa, riprenderò in autunno. Sono stati mesi divertenti e pieni di sorprese, sorprese come solo la creatività e la fantasia dei bambini possono regalare. Ogni volta c'è qualcosa che lascia stupefatti: un disegno, l'uso dei colori e lo stupore nel vedere come si formano, una parola, un autoritratto sonoro, una connessione d'idee, la trasformazione di un segno, una favola inventata al momento, oppure l'incredibile capacità di comprendersi gli uni con gli altri. E io mi ritengo privilegiata a far parte di tutto ciò. Per questo i miei laboratori hanno come fine ultimo quello di mantenere la fantasia dei bambini aperta a 360°, con la possibilità di sperimentare il più possibile in campi tra loro diversi, senza preoccuparsi del risultato finale.


Opera Oscillante con Pesci


Tra gli ultimi appuntamenti di giugno c'è stata anche la partecipazione al Family Day organizzato da Italdesign Giugiaro, per il quale mi sono stati richiesti due laboratori: Le Opere Oscillanti e le Corone. Non avevo mai lavorato con così tanti bambini tutti insieme, a ciclo continuo per molte ore. Ovviamente ho dovuto modificare un po' il mio solito modo di procedere ma alla fine tutto è andato benissimo: sono rientrata a casa distutta ma felice.


Opera Oscillante un po' futurista


Una delle idee di cui vado più fiera, quest'anno, sono le Opere Oscillanti (le due nelle foto sono fatte da me). Come si può facilmente intuire le suggestioni sono arrivate da Calder e, anche se in misura minore, dai Futuristi.
Le Opere sono semplici da costruire ma il risultato dà sempre grande soddisfazione e vi assicuro che anche gli adulti si possono divertire molto. I materiali sono: una base di cartone spesso, da scatolone, fili di "spago magico" (spago speciale con anima di ferro, rivestito con carta), scotch, cartoncini colorati e colla. Lo spago fa da piedistallo e si può modellare a piacere, la cosa divertente è che in questo modo le opere sono flessibili e oscillano.


Sagome di Corone preparate per il Family Day


Anche le corone riscuotono sempre grande successo, la differenza, però, è che sia nel caso del Family Day che in quello del compleanno nel parco, dello scorso anno, ho dovuto utilizzare sagome già preparate da me, cosa che preferisco non fare. La fantasia dei bambini si è potuta esprimere solo nella parte dei decori, ma i partecipanti erano troppi e il tempo poco. Inoltre, le corone sono divertenti da indossare, diventando prima possibile un re o una regina.

Ringrazio per le foto qui pubblicate Mimmi Moretti, una cara amica alla quale debbo la maggior parte della documentazione fotografica dei miei laboratori. In questo post mancano le opere realizzate dai bambini, spero fra poco tempo di riuscire a recuperarne un po' (è sempre difficile) e pubblicarle.

10 giugno 2013

Piccolo omaggio a Sendak

Oggi Maurice Sendak avrebbe compiuto 85 anni. Il nome di questo blog, come ho più volte scritto, deriva dall'aeroplano che sorvola la città cucina di In The Night Kitchen (1970), il mio primo ricordo d'infanzia di un albo illustrato. Come è facile comprendere sono legata a questo autore in modo particolare, grazie a lui scoprii da subito quanti meravigliosi viaggi si possono intraprendere sollecitati dalle illustrazioni e la storia di un bel libro. Il mio piccolo omaggio per il suo compleanno è questa immagine, un murales che Sendak - Uncle Moo Moo - dipinse nel 1961 nella cameretta di Larry and Nina Chertoff, figli di amici che vivevano nell'Upper West Side di New York. Due anni dopo l'autore avrebbe raggiunto la celebrità con la pubblicazione di Where the Wild Things Are.




Il cane che apre l'allegra parata è Jennie, cagnolina di Sendak, già presente in Kenny’s Window  del 1956 e in What Do You Say, Dear? del 1958; sarebbe tornata, in una posa quasi identica, anche in una illustrazione di Where the Wild Things Are.
Nel 2011 l'appartamento dei Chertoff fu venduto e il murales staccato e donato a The Rosenbach Museum and Library di Philadelphia, museo scelto dallo stesso Sendak come archivio privilegiato dei suoi lavori. Ho trovato questa storia su The History Blog. Altre note interessanti sulla lavorazione del murales potete leggerle qui.

07 giugno 2013

Il Giornalino della Domenica

Impegni di lavoro non mi hanno permesso di aggiornare il blog nell'ultimo mese, ma ora sono di nuovo qui. Il primo post di giugno lo dedico alle bellissime copertine de Il Giornalino della Domenica, pionieristica pubblicazione italiana per ragazzi che uscì tra il 1906 e il 1927. Suo ideatore fu Luigi Bertelli alias Vamba (nome tratto dal romanzo " Ivanhoe"), autore anche di Gian Burrasca.

N.1 - 1907- Antonio Rubino

N.23 - 1919 - Enzo Anichini

N.21 - 1919 - Armando Curcio

Secondo Antonio Faeti, scrittore di molti saggi dedicati ai libri illustrati per ragazzi, "la rivista possedeva alcune costanti caratteristiche: la qualità della carta, la bellezza dei colori usati per le copertine, la chiarezza rigorosa, ma gradevole, dell'impaginazione, che ne fanno, ancor oggi, uno dei giornali per ragazzi più belli che siano mai stati editi in Italia [da: A. Faeti, Guardare le figure, Ed. Donzelli, 2011 ].

N.8 - 1908 - Filippo Scarpelli

N.3 - 1919 - Sergio Tofano (STO)

N.48 - 1920 - Enzo Anichini

N.17 - 1919 - Guido Moroni Celsi

Alla rivista collaborarono alcuni tra i maggiori illustratori dell'epoca, come: Brunelleschi, Rubino, Sarri, Dudovich, Moroni Celsi, Anichini, Tofano, Bernardini, Scarpelli e Finozzi.

N.5 - 1920 - Armando Bandinelli
 
 N.50 - 1908- Antonio Rubino

N.11 - 1919 - Edoardo Del Neri 

 
N.7 - 1908- Antonio Rubino 

I fascicoli erano di grande formato e contenevano rubriche fisse, racconti ed articoli. Tra gli scrittori che pubblicarono sul Giornalino, troviamo oltre allo stesso Vamba, anche Edmondo de Amicis, Luigi Capuana, Grazia Deledda, Emilio Salgari e Ada Negri.

 N.28 - 1907- Antonio Rubino

N.2 - 1921 - Sergio Tofano (STO)

N.2 - 1906 - Baby (Roberto Bracco)

N.42 - 1908 - Antonio Rubino

Le copertine qui riportate sono solo una piccolissima parte di quelle che ho trovato nella banca dati di immagini per l'educazione indire, un sito prezioso in cui è piacevolissimo perdersi. 

N.20 - 1906 - Baby (Roberto Bracco)

1909 - Antonio Rubino
 
N.25 - 1910 - Ottorino Andreini
 
N.14 - 1908 - Antonio Rubino 

E' stato molto difficile scegliere, tra le numerosissime immagini, quali pubblicare. Ha prevalso il gusto personale. Così, ho finito per privilegiare alcuni autori come Rubino e Tofano o pubblicare altri meno noti, sacrificando nomi importanti, per la rivista, come Scarpelli e Finozzi le cui copertine troverete, comunque in quantità, nell'archivio indire.
Qui potrete leggere informazioni più dettagliate sulla storia del Giornalino.

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