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09 febbraio 2017

Mon atelier des couleurs di Ho-baek Lee e Gyong-Sook Goh

A volte ci sono incontri casuali molto fortunati e così è stato tra me e Mon atelier des couleurs di Ho-baek Lee, illustrato da Gyong-Sook Goh. L'ho trovato qualche anno fa, seminascosto in un piccolissimo scaffale dedicato ai libri esteri, nella bella libreria per bambini Mellops di Faenza.





Mon atelier des Couleurs ha illustrazioni giocose e piacevoli, è un libro utile e stimolante, capace di trasmettere in modo assai efficace ciò che ogni lavoro con i bambini dovrebbe contenere: scintille creative, divertimento, sperimentazione, domande, punti di vista inusuali e acquisizione di capacità.



Il libro, uscito per le edizioni francesi MeMo nel 2009 e inedito per l'Italia, ti invita ad entrare in un atelier fantastico, situato sul pianeta errante, dove si può scrivere, disegnare, dipingere, spargere colori o semplicemente stare fermi a pensare.




La cosa importante è fare tutto ciò come più ci piace, in piena libertà e divertimento. Sarà facile trovare le idee, basterà partire da una forma semplice come un cerchio o un tondo e lasciarsi andare. I pensieri arriveranno come un grande oceano.




Si può disegnare un compagno di scuola, la maestra o il percorso di un'idea. Dov'è l'inizio? Dov'è la fine? Così, senza accorgersene, ci trova in un mondo sconosciuto, abitato da strani esseri e piante.











Nell'atelier si impara anche che i colori hanno una personalità ben precisa, un viso; alcuni vanno molto d'accordo tra loro, altri litigano e conviene saperlo.







Una volta che la fantasia si è accesa, la mano ha preso vita e la paura del foglio bianco è scomparsa, siamo pronti per disegnare tutto ciò che vogliamo: storie incredibili, ritratti, ecc. Abbiamo compreso che dipingere è semplice quanto pensare, basta mostrare quello che ci passa per la testa.
E' tempo che l'atelier dei colori si sposti su altri pianeti.






18 marzo 2015

Il Circo di Alexander Calder

Lo scorso settembre ero a New York e tra le tante cose che in assoluto volevo vedere c'era il Circo di Alexander Calder, esposto al Whitney Museum of American Art che lo ha acquistato nel 1982.
Calder costruì il suo circo mobile tra il 1929 e il 1931, usando materiali di riciclo come tappi di bottiglia, spago, stoffa, legno, metallo e tubi di gomma.



Alexander Calder e il leone



Il progetto nacque "grazie" ad un commerciante che chiese a Calder di costruire una serie di giocattoli articolati. L'artista prese spunto da alcuni schizzi dal vero, sugli animali e i lavoranti del circo, da lui realizzati qualche tempo prima a New York per la National Police Gazette.
Il committente sparì, ma ormai i giocattoli c'erano e furono presentati al Salon des Humoristes dove suscitarono grande curiosità. Poco dopo iniziarono i lavori per il Circus Calder.



Gli acrobati del Circo - Circus Calder



Acrobati, animali, attrezzi, un presentatore, le gabbie, l'uomo forzuto, il lanciatore di coltelli con la sua assistente, i barellieri, ecc, non manca davvero nulla e ogni pezzo è progettato per muoversi e consentire all'autore di tenere veri e propri spettacoli circensi. Il tutto trasportabile in cinque valigie. 




 Le cinque valigie in cui Calder trasportava il suo Circo
Whitney Museum of American Art, New York
 Foto di Sheldan C. Collins
via



Il presentatore - Circus Calder



Nei primi tempi, l'artista si esibì sia in Europa sia negli Stati Uniti e grazie a quelle performance venne in contatto con l'avanguardia parigina, tra cui spiccavano nomi come Duchamp, Mirò, Arp e Mondrian. Da quest'ultimo, in particolare, trasse alcune linee guida, su forme e colore, per le sue opere future.


La gabbia del leone - Circus Calder




Il cavallo selvaggio - Circus Calder




L'uomo forzuto - Circus Calder




L'assistente del lanciatore di coltelli - Circus Calder




Il cane e il Cavaliere - Circus Calder



Amo l'arte di Calder in tutte le sue sfaccettature (giocattoli, mobile, sculture, dipinti, ecc) e ogni volta che mi capita di vederne le opere dal vivo mi emoziono. Trovo siano una perfetta sintesi di gusto, abilità, genialità e fanciullezza: l'adulto che ha mantenuto in se lo sguardo, la voglia di giocare e la curiosità tipici dell'infanzia.



 I barellieri - Circus Calder


Calder continuò ad animare il suo circo per molti anni, in tutto il mondo, mettendo in scena oltre duecento spettacoli. L'artista è scomparso nel 1976 e da allora i fantastici protagonisti di questa opera sono immobili e probabilmente lo resteranno.
I materiali con cui venne realizzata sono fragili ed è facile comprendere come il tempo e l'usura l' abbiano resa ancora più precaria con costante necessità di restauro. Per questo il Whitney Museum ne espone, di volta in volta, solo piccole parti.

Per fortuna ci rimangono alcune importanti testimonianze filmate, come Le Cirque de Calder di Carlos Vilardebo e Le Grand Cirque Calder 1927.
Molto interessante anche questo video Conserving Calder's Circus dove i restauratori del Whitney raccontano il loro delicato lavoro.



 Il canguro - Circus Calder


Per saperne di più su Alexander Calder e le sue opere Calder Foundation.


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